Vita di San Giuseppe Marello
Fondatore degli Oblati di San Giuseppe
(ripreso dal libro scritto da Roberto Agostinho, osj)
Giuseppe Chiaffredo stefano Marello nacque il 26 dicembre 1844, nella città di Torino.
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Il Bimbo fu battezzato lo stesso giorno, nella parrocchia del Corpus Domini. |
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Giuseppe era figlio di Vincenzo Marello, nato a San Martino nel 1807 ed era un prospero commerciante di formaggi.
La
mamma, Anna Maria Viale, era nata a Venaria Reale, nel 1824 che, a soli
24 anni, morì lasciando Giuseppe e il fratellino Vittorio nato nel
1847, con il padre e la zia Caterina. |
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Papà Vincenzo venne a trovarsi in una situazione molto difficile e in cerca di una migliore sistemazione per i figli, nel 1852 si trasferì a San martino, dove era nato e dove vivevano i suoi parenti. A San Martino, Giuseppe e Vittoro ricevettero una buona educazione cristiana dal papà e dai nonni paterni. |
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La mancanza della mamma accrebbe nel piccolo Giuseppe l'amore alla Mamma del Cielo: Maria. Da Allora, la Madonna sarebbe sempre stata presente nei momenti più importanti della sua vita. |
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Fin da bambino, Giuseppe si distinse per le sue buone qualità. Il
parroco, Don Giovanni Battista Torchio, lo teneva in gran conto...e
Giuseppe divenne suo chierichetto più assiduo.
Il suo cuore era già fin da allora pieno di bontà verso tutti. |
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Giuseppe ricevette l'Eucaristia per la prima volta come un tesoro senza prezzo. |
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La Cresima gli fu conferita dal Vescoco di Asti, Mons. Filippo Artico, nel 1855. |
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Per la sua pietà autentica e per le altre sue belle virtù, Giuseppe ricevette da Don Torchio l'incarico di insegnare il catechismo ai bambini più piccoli. |
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LA CHIAMATA
Un bel giorno del 1856, papà Vincenzo portò il figlio Giuseppe a Savona. Voleva mostrargli il fascino della sua vita di commerciante. In quell'occasione, essi visitarono anche il Santuario della Madonna della Misericordia. Là per intercessione di Maria, Giuseppe sentì che Dio lo chiamava alla vita sacerdotale. Sulla via del ritorno, si fece coraggio e disse al papà: <<Voglio andare in seminario e fami prete!>>
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Il suo desiderio cominciò ad avverarsi in quello stesso anno: Giuseppe entrò nel seminario diocesano di Asti. In seminario, Giuseppe ebbe modo di sviluppare pienamente le sue qualità. Aveva il dono di accattivarsi fli animi e così non gli fu difficile farsi tanti amici. Con alcuni l'amicizia durò per tutta la vita: Stefano Delaude, Giuseppe Riccio, Stefano Rossetti e Celso Egidio Motta. Anche durante le vacanze restavano uniti scrivendosi lunghe lettere. |
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La situazione peggiorò a partire dal 1859, quando i seminari
furono trasformati in caserme e depositi militari. I seminaristi furono
costretti a cercarsi un alloggio presso famiglie private. Nel 1862, il
nostro Giuseppe non sopportò più il peso della crisi... |
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...e finì per tornarsene a casa. Aveva qualità e intelligenza; e così non gli fu difficile farsi ammettere alla Scuola tecnica di Torino. Ma si sentiva come un "pesce fuor d'acqua". Tutto era così tremendamente complicato: crisi sociale e politica, anticlericaliscmo, guerra. Che fare per questo povero mondo? Un amico gli diede la risposta: <<Tu sei nato per essere prete!>>. |
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Infelice nel frastuono del mondo, Giuseppe si trovò a non saper cosa fare della sua vita. Fu necessario che Dio stesso gli indicasse il cammino, facendolo passare attraverso una provvidenziale esperienza di dolore. Nel 1863, Giuseppe si ammalò gravemente di febbre tifoide. Nei deliri della febbre, aveva sempre davanti agli occhi la veste da prete! Si rivolse allora alla Madonna e promise di tornare in seminario, se avesse ricuperato la salute. Guarì miracolosamente e, all'inizio del 1864, ritornò in seminario, accolto con gioia da superiori e compagni. Da quel momento non ebbe più incertezze. Rimase convinto che il rimedio a tutti i mali e la soluzione di tutti i problemi sono da cercare sempre in Dio! |
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Gli studi continuano. Giuseppe si dedicò con grande entusiasmo alla propria formazione...cercando di crescere specialmente nella vita spirituale! Erano tutti ammirati al vedere con quanta devozione pregava! Nel 1865, il seminario fu lasciato libero dall'esercito e i seminaristi poterono tornar nell'ambiente più idoneo alla loro formazione.negli anni di Teologia, Giuseppe Marello fu scelto come assistente dei chierici; ed egli disimpegnò questo incarico con grande responsabilità e amore. Per aiutare i compagni più poveri, non si faceva scrupolo di vuotare il portafogli del pap, ogni volta che questi gli faceva visita. |
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L'ultimo anno di eologia, nel settembre del 1867, Giuseppe Marello tornò pellegrino al Santuario della Madonna della Misericordia a Savona, per chiedere a Maria, madre della sua vocazione, che lo proteggesse nell'ultima tappa della preparazione al sacerdozio. |
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VITA SACERDOTALE
Giuseppe fu ordinato
sacerdote in Asti da Mons. Carlo Savio, il 19 settembre del 1868. Non ci
sono parole per descrivere i suoi sentimenti, quando celebrò la Prima
Messa.
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Don marello scelse San Giuseppe come modello del suo ministero. Divenuto Sacerdoto, Don Marello si sentiva pronto a lavorare in ogni campo della Chiesa in cui ci fosse bisogno. Sognava di andare in qualche Parrocchia, ma il Vescoco lo scelse come suo segretario. Col tempo, la collaborazione con Mons. Savio gli fece acquistare una grande conoscenza della vita della Chiesa. Don Giuseppe Marello era un vero direttore di spirito. Sapeva leggere nei cuori. Era un coffessore saggio e prudente. Perfino il Vescovo andò, più di una volta, a confessarsi da lui! |
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Quanto più Don Giuseppe cercava Dio solo, tanto più era attratto da Lui. Così cominciò a sentire il desiderio di servirLo in modo radicale, come Trappista...Mons. Savio però lo dissuase, facendogli capire che Dio voleva da lui qualche grande opera apostolica nel mondo. Nel 1869 accompagnò il Vescovo a Roma, per la celebrazione del Concilio Vaticano I. Don Giuseppe rimase entusiasta della Città Eterna e sentì crescere in sé il desiderio di mettersi a totale disposizione della Chiesa. |
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FONDATORE DEGLI OBLATI DI SAN GIUSEPPE
<<A chi desidera
seguire più da vicino il divin Maestro con l'osservanza dei Consigli
Evangelici, è aperta la Casa di San Giuseppe!>> |
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A partire dal 1872, vedendo le necessità pastorali della Chiesa, e specialmente quelle della gioventù, Don Giuseppe traccia il primo abbozzo della "Compagnia di San Giuseppe". Il suo sogno si concretizzò nel 1878, quando fondò la Congregazione degli Oblati di San Giuseppe: ai suoi membri diede l'impegno di servire la Chiesa, riproducendo nella vita e nell'apostolato le virtù di San Giuseppe. Il suo sogno si concretizzò nel 1878, quando fondò la Congregazione degli Oblati di San Giuseppe: ai suoi membri diede l'impegno di servire la Chiesa, riproducendo nella vira e nell'apostolato le virtù di San Giuseppe. Don Marello si mise a cercare giovani coraggiosi... e riuscì a mettere i primi quattro condidati: Giorgio Medico, Pier Luigi Biamino, Giuseppe Luigi Rey e Vincenzo franco. Così, il 14 marzo 1878, ad Asti, nasce ufficialmente la Congregazione degli Oblati di San Giuseppe. |
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Gli Oblati erano solo fratelli laici e viveano insieme, nella povertà e nel nascondimento. Facevano il catechismo ai bambini...e si occupavano dei lavori più umili nelle parrocchie. Alla sera, il Fondatore istruiva i suoi figli spirituali con preziose riflessioni, frutto di lunghi anni di studio, di meditazione e di pratica dell'Amore di Dio. L'ideale che il Fondatore trasmetteva ai suoi si trova ben sintetizzato nello Stemma della sua Congragazione. Mons. Savio si rese subito conto della grazia che gli Oblati rappresentavano per la Diocesi e per la Chiesa; e diede tutto il suo appoggio al loro Fondatore. Qualche mese dopo, altri due candidati furono ammessi: Francesco Ponzo e Giuseppe Capussotto. | |
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Lo stemma della congragazione:
Lo stemma è formato da uno scudo, al cui interno campeggia l'ancora sul mare in tempesta, sormontata dal nome latino del patrono Joseph.
Lo scudo è ornato dalla palma, simbolo del martirio, e dal giglio simbolo della purezza. Sull'insieme brilla la Stella con la M di Maria; e la parte inferiore è attraversata dal cartiglio, che reca la scritta in latino riferita a San Giuseppe: Salus nostra in manu tua = la nostra salvezza è riposta nelle tue mani.
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Il Marello volle che i suoi Oblati fossero "certosin e apostoli". Il "certosino" è un monaco di vita austera, che nel silenzio della cella dedica il suo tempo alla preghiera e al lavoro. In casa, l'Oblato di San Giuseppe deve far suo questo stesso raccoglimento, santo e operoso. Quando invece è chiamato all'attività pastorale, l'Oblato deve sentirsi un vero apostolo di Gesù e dimostrare competenza, iniziativa e coraggio. Poco dopo la fondazione, alcuni dei primi membri abbandonarono la Congregazione: Luigi e Vincenzo volevano diventare preti ed entrarono nel semiratio diocesano; Pier Luigi prese moglie; Francesco e Giuseppe rimasero ancora per un pò in Congregazione, ma alla fine uscirono anche loro...Nel 1881 moriva, dopo lunga malattia, Mons. Savio, amico e consigliere di Don Marello. Come nuovo Vescovo di Asti fu nominato Mons. GIuseppe Ronco: di animo retto e di buon cuore, aveva però modi bruschi e rudi, che non lo rendevano molto simpatico. Arrivò ad Asti alquanto prevenuto contro il suo clero, ma col tempo imparò ad apprezzare chi meritava. Neanche nei confronti del Marello, Mons. ronco all'inizio fu molto benevolo...Per molto tempo il Vescovo si comportò come se la Congragazione non esistesse... L'entrata di Don Cortona in Congragazione fu interpretata dal Fondatore come un segno della volontà di Dio che tra gli Oblati ci fossero anche dei sacerdoti. Da allora, altri membri dell'istituto si diedero agli studi per poter ricevere il sacramento dell'Ordine. |
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Nel 1884 gli Oblati si trasferirono in un antico monastero di Clarisse, requisito dallo Stato e ridotto a uso profano, e ora messo in vendita. "Santa Chiara" divenne, così, il cuore e il centro della Congregazione. Subito Santa Chiara si riempì di numerose "famiglie" di bisognosi: orfani, vecchi, malati incurabili...Ci voleva ogni giorno un sacco di soldi per coprire le spese necessarie...Don Marello viveva in assoluta povertà, spendendo tutto per i suoi poveri. Nel 1884 organizzò coni suoi Oblati il Catechismo serale per i giovani operai della città. L'iniziativa, una novità assoluta per quei tempi, attrasse un grande numero di giovani desiderosi di istruirsi nella fede e di accostarsi al sacramento dell'eucarestia. Nessuno mai lo vide irritato o anche solo impaziente, ma sempre calmo, sereno e buono con tutti. |
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Il segreto della sua forza? La grande fiducia in Maria Santissima e in San Giuseppe,...l'ardente devozione al Sacro Cuore di Gesù, dal quale si sentiva tanto amato,...l'Eucarestia come alimento quotidiano,...e una vita di profonda orazione! Col tempo, Monsignor Ronco prese ad apprezzare il Marello: da allora, non risparmiò elogi al suo riguardo e gli affidò incarichi sempre più importanti. |
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Per
vent'anni Don Giuseppe Marello servì la diocesi di Asti con umiltà e
competenza, ricoprendo uffici sempre più importanti. Finchè nel 1888 fu
nominato vescovo!
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VESCOVO DI ACQUI
La notizia della nomina cadde su Santa Chiara come un fulmine a ciel
sereno. Il pensiero che il Fondatore avrebbe dovuto allontanarsi da loro
causò in tutti una grande tristezza...ma subito essa lasciò il passo
alla gioia degli Oblati, per il grande onore concesso al loro Padre e
Fondatore.
IL 17 FEBBRAIO 1889 GIUSEPPE MARELLO VESCOVO DELLA SANTA CHIESA SUCCESSORE DEGLI APOSTOLI.
Mons. Marello implorò con insistenza che lo Spirito Santo gli inviasse i Suoi doni, per affrontare santamente i doveri di Pastore. Disegnò lui stesso il proprio stemma episcopale. Il 16 giugno 1889 fece l'ingresso solenne ella città di Acqui, centro della sua diocesi. |
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Lo stemma episcopale
Nello stemma, il novello Vescovo affida il suo ministero alla protezione di Maria: il monogramma mariano (M e A intrecciate) sul mare in tempesta e il motto "Dammi un cammino sicuro" esprimono tutta la sua fiducia in Colei che è l'Aiuto dei Cristiani.
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Nonostante i disagi della salute malferma e delle strade di montagna, Mons. Marello visitò anche le parrocchie più lontane. Fu ricevuto sempre con entusiasmo: la sua presenza causava viva impressione e lasciava in tuti un messaggio di pace, di speranza e di fede. Anche i nemici dichiarati della Chiesa e della religione restavano conquistati dalla sua bontà e non gli negavano la loro stima. Mons. Marello conquistò anche la fiducia e l'affetto di tutto il clero della diocesi,...anche se, quando fu necessario, seppe essere forte e severo nel correggere errori e disobbedienze. Il Vescovo Marello non nascondeva la sua predilezione per gli anziani...e per la gioventù! Era sempre pronto a dare attenzione alle persone afflitte o in difficoltà. La sua vita fu una luminosa testimonianza di fedeltà al Papa e alla Chiesa. Le sue Lettere Pastorali sono piene di dottrina e di saggezza.Giorno e notte, Mons. Marello era assorbito dal ministero episcopale: i suoi fedeli, come le pecorelle del gregge evangelico, vivevano sicure sotto la guida del Buon Pastore. |
Nel frattempo, in Asti...
Da quando Mons. Marello si era trasferito ad Acqui, Don Cortona ne aveva preso il posto alla direzione della Congragazione, come uomo di fiducia del Fondatore. Anche da lontano, Mons. Marello continuò a guidare i suoi Oblati con moltissime lettere di incoraggiamento e di formazione...e visitandoli tutte le volte che poteva. Quando Mons. Marello riusciva a prendersi alcuni giorni di vacanza nella villa estiva della diocesi di Acqui, a Strevi, voleva sempre con sé qualcuno degli Oblati... Nel 1893, Mons. Marello comprò per la Congregazione il castello di Frinco, poco distante da Asti: per molti anni esso fu casa di formazione e di ferie per gli Oblati.
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Nessuno poteva sapere che Dio aveva su di lui progetti diversi da quelli immaginati dagli uomini: Dio si preparava a prenderlo con sé, come si coglie un bel fiore...In molti casi gli era impossibile nascondere fatica e sofferenze; ma fino all'ultimo, benchè stremato, volle compiere intero il suo dovere di pastore. Partì per Savona il 25 maggio: il mal di capo lo faceva soffrire terribilmente e il viaggio risultò per lui molto faticoso. Il giorno seguente, dopo aver celebrato la Santa Messa, fu colto da scenimento...Il 27 maggio volle recarsi al Santuario della Misericordia, per celebrare la Santa Messa all'altare della Madonna. Quel giorno, sentendosi ormai al termine della sua vita, ripeté l'offerta di se stesso a Dio; poi, pensando alla sua Congregazione in pericolo, si rivolse fiducioso alla Madonna:<<Prendi me, ma salva la mia Congragazione...!>>...E DIO ACCETTO' IL SUO SACRIFICIO. Nel pomeriggio e nei giorni seguenti il male peggiorò rapidamente: prima che attorno a lui se ne rendessero conto, la morte venne a troncare la sua breve esistena. Era il 30 maggio 1895, giovedì prima della Pentecoste. Erano passate da poco le ore 18:00 e le campane suonavano l'Ave Maria... Mentre nella stanza si dicevano le prime preghiere di suffragio, Mons. Giuseppe Marello era accolto da Dio nella sua pace... |
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La fama di santità di Giuseppe Marello non tardò a diffondersi. proprio perchè sulla terra si era sempre sforzato di vivere nascostamente operoso come San Giuseppe, Dio volle dal Cielo che il suo tesoro spirituale fosse aperto e rivelato a tutti, a beneficio della Chiesa intera...Nel 1924 ebbe inizio il lungo Processo per il riconoscimento ufficiale della sua santità. Il Processo è lungo e si svolge in più tempi.
1. dopo un minuzioso studio della sua vita, dei suoi scritti e delle testimonianze di quello che lo conobbero, nel 1978 Paolo VI dichiarò che Giuseppe Marello nella sua vita aveva praticato le virtù cristiane in modo eroico e poteva essere onorato come "Venerabile".
2. Per raggiungere il grado successivo (la Beatificazione), si richiedeva un miracolo ottenuto per intercessione del Marello. Il Miracolo avvenne nel 1944, ad Armeno, in provincia di Novara. Aldo Falconetti, chierico degli Oblati, stava per morire di una forma di tubercolosi. Si fece ricorso all'intercessione di Mons. Marello, mettendo la sua reliquia sotto il cuscino del malato e pregando per la sua guarigione. La mattina dopo, Aldo Falconetti, completamente guarito, scendeva con i compagni a pregare in cappella, per ringraziare la bontà di Dio e l'intercessione paterna di Mons. Marello.
3. Nel 1993 la guarigione del chierico Aldo Falconetti fu riconosciuta miracolosa.Così, il 26 settembre 1993, ad Asti, Giovanni Paolo II proclamò Giuseppe Marello "Beato" e ne permise il culto, sia pur in forma ridotta.
4. Per il grado più alto, la Canonizzazione, ci voleva un altro miracolo. Ed esso avvenne nel 1998, a Ranquish, sulle Ande del Perù. Il 15 maggio, Alfredo e Isila, due fratellini poveri e denutriti, si ammalano di polmonite. Lontani dall'ospedale, senza mezzi per acquistare delle medicine e indeboliti dalla denutrizione, fu subito chiaro che soltanto un miracolo avrebbe potuto salvarli. I genitori di Alfredo e Isila non esitarono un istante: pregarono e invitarono il Beato Marello, al quale è dedicata la cappella del loro villaggio. Ed ecco che in modo repentino, nel pomeriggio del 17 maggio, Alfredo e Isila non mostrano più alcun segno di malattia. Completamente guariti, poterono riprendere parte con i genitori e i compaesani festanti, alla processione in onore del Beato Marello. La guarigione miracolosa di Alfredo e Isila ha reso possibile che Giuseppe Marello sia finalmente proclamato SANTO.
La canonizzazione fu realizzata a Roma, domenica 25 novembre 2001, dal Papa Giovanni Paolo II.
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